Ecco il link
http://www.misna.org/news.asp?a=1&IDLingua=2&id=241665
E' un blog sulla Guinea-Bissau e per la Guinea-Bissau,aperto a tutti coloro che (volontari,missionari)amano questa terra e ci hanno lasciato un pezzettino di cuore. "Na miti pe na Bula" deriva da una cantilena di un gruppo giovanile della parrocchia di Quinhamel (Guinea Bissau) che ha fatto un campo nella missione giuseppina di Bula...letteralmente dicevano : Ho messo i piedi a Bula!!!
Poco prima di prestare giuramento alla carta fondamentale, Pereira ha rivolto un discorso al paese attraverso la televisione di stato affermando che “è un momento delicato per il paese” e chiamando tutti alla “responsabilità per il bene comune”.
Dal canto suo l’esercito “ha confermato che si sottomette al potere politico e che la morte del presidente non costituisce un colpo di stato” ha dichiarato il capo del gruppo parlamentare del Partito africano di indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde Antonia Mendes Pexeira.
Intanto, da Addis Abeba dove si è riunito d’urgenza sulla questione, il Consiglio pace e sicurezza dell’Unione Africana ha stimato che l’uccisione del presidente Joao Bernardo Vieira “non costituisce allo stato attuale un colpo di stato”.
Il consiglio ha condannato all’unanimità “ogni episodio di violenza e tutti i tipi di attacco contro le istituzioni” e diffuso un appello alla calma per evitare che la situazione si deteriori ulteriormente”.
Poco prima l’UA aveva annunciato l’invio di un rappresentante speciale nel paese “per analizzare le condizioni attuali del paese e contribuire a una soluzione pacifica della crisi”. Condanne per l’uccisione di Vieira sono giunte anche dalla comunità per lo sviluppo dell’Africa Australe (Sadc) attraverso il capo di stato sudafricano e presidente dell’organismo Kgalema Motlanthe secondo cui “nessuna parola può esprimere l’indignazione di questi atti odiosi”.
Ferme condanne per l’assassinio sono giunte da Francia, Stati Uniti, Benin, Unione Europea, Onu, Brasile, Portogallo e altri: “L’uccisione di un presidente costituisce un atto contro la democrazia e un crimine contro la stabilità e la pace di un paese” ha precisato in un comunicato la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas), annunciando il prossimo invio di un rappresentante in Guinea per indagare le circostanze della morte di Vieira.
fonte: internazionalia.net
Nel comunicato diffuso subito dopo, i vertici militari hanno esplicitamente incolpato Vieira dell’attentato al generale Waie, assicurando però che quello in atto non era un colpo di stato poiché, nel rispetto della costituzione, la carica presidenziale vacante sarebbe stata assunta ad interim dal presidente del parlamento.
Così è stato. Il 3 marzo Raimundo Pereira, presidente dell’Assemblea Nazionale, ha giurato fedeltà alla costituzione durante una cerimonia svoltasi nell’aula parlamentare a porte chiuse. Poco dopo il Consiglio dei ministri riunitosi in sessione straordinaria ha quindi avuto parole di lode per il comportamento dell’esercito, annunciando sette giorni di lutto nazionale e l’avvio di un’inchiesta affidata alla Procura generale per far luce sui fatti che hanno portato al duplice omicidio.
Pur condannando l’accaduto, il Consiglio di Pace e Sicurezza dell’Unione Africana convocato d’urgenza ad Addis Abeba ha confermato che quanto accaduto a Bissau non “costituisce allo stato attuale un colpo di stato”, il che non esclude l’eventualità di sanzioni: ad esempio, la temporanea sospensione del paese dall’UA, un provvedimento previsto dallo statuto dell’organismo panafricano quando a rappresentare una nazione è un governo che abbia assunto il potere violando le regole costituzionali.
È la terza volta in pochi mesi che l’UA si trova a discutere sulle misure da adottare nei confronti di uno stato membro. Ad agosto si è trattato della Mauritania dove un colpo di stato militare ha deposto presidente e premier. Si è trattato di un ‘golpe bianco’, vale a dire senza spargimento di sangue: i suoi esecutori lo hanno giustificato sostenendo che la corruzione dilagante e il deficit di democrazia nel paese richiedevano un atto di forza.
Lo scorso dicembre è stata la volta della Guinea Conakry. Alla morte per malattia del presidente Lansana Contè, dittatore al potere per 24 anni trascorsi saccheggiando le risorse nazionali e reprimendo brutalmente l’opposizione, l’esercito, con un altro golpe incruento, ha sospeso la costituzione e imposto un governo militare, promettendo di combattere la corruzione e di portare il paese alle urne entro il 2009.
Anche a Bissau i militari promettono una svolta salutare: “il paese potrà ora essere rilanciato – ha dichiarato il portavoce dell’esercito nel comunicato che annunciava la morte di Vieria – quest’uomo ha bloccato tutto lo slancio di questo piccolo stato”.
Probabilmente è per la stessa ragione – porre fine a una dittatura priva di scrupoli – che alcuni giorni or sono in Guinea Equatoriale un commando ha attaccato la capitale Malabo approfittando di una visita all’estero del presidente Obiang Nguema. Il tentativo è fallito. La Guinea Equatoriale è il terzo produttore di petrolio dell’Africa subsahariana. Ma la speranza di vita alla nascita, uno dei più eloquenti indicatori di sviluppo, è soltanto di 50 anni; inoltre il tasso di mortalità materna è tra i più alti del mondo, 680 decessi ogni 100.000 bambini nati vivi, e così pure quello di mortalità infantile, che è del 123 per mille. In effetti i proventi delle esportazioni finora sono serviti soprattutto ad arricchire Nguema, al potere dal 1979 grazie a un colpo di stato.
Quanto a Bissau, petrolio, fosfati e minerali preziosi potrebbero dare benessere ai suoi abitanti che sono meno di 1,6 milioni. Invece la speranza di vita alla nascita è di 45 anni, il tasso di mortalità materna è addirittura di 1.100 decessi ogni 100.000 bambini nati vivi e quello di mortalità infantile e di 124 per 1.000. L’Indice dello sviluppo umano compilato ogni anno dall’Agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo la colloca al 175esimo posto, seguita solo da Burkina Faso e Sierra Leone.LE TESTIMONIANZE DA BISSAU DEI VOLONTARI DELLA DIOCESI DI FOGGIA-BOVINO E DI SOLIDAUNIA onlus
Giusy Di Girolamo (volontaria come assistente all’economato della Curia di Bissau)
Ciao carissimi,
abbiamo avuto un fine settimana movimentato. Scrivo a tutti perchè non mi è possibile farlo altrimenti.
Ieri sera sul tardi prima di avviarci in aeroporto per accompagnare 18 volontari che stavano qui da noi già dal primo di febbraio, abbiamo sentito degli spari e cosi prima di partire ho telefonato a P. Davide Sciocco responsabile di Radio Sol Mansi per sapere se si poteva uscire.
Mi ha detto chè c'era stata un a sparatoria che non circolavano macchine ma che la strada per l'aeroporto era libera e che l'aereo non era
rientrato a Lisbona ma stava per atterrare a Bissau.
Così ci siamo messi in macchina, per la precisione quattro toyota cariche di persone e di valige e siamo andati all'aeroporto.
Lasciati loro lì con la certezza che l'aereo sarebbe ripartito, siamo tornati in curia.
Questa mattina dalle quattro e mezza si sentivano colpi di bazuca e mitra. Tutto fino alle sei e mezza. Comunicavamo fra di noi solo con gli SMS e quindi sapevamo che gli spari venivano dal palazzo presidenziale in centro città.
Alle 8.30 le radio hanno dato la notizia che il presidente era stato ucciso. Non si può uscire con le macchine, è permesso circolare solo ai militari e alle autoambulanze. La situazione sembra tranquilla, perchè fortunatamente, dallo stato maggiore militari c'e' stata una dichiarazione che si sottomettono al governo in carica,eletto da circa due mesi e che quindi non ci sarà nessun colpo di stato.
La notizia è rassicurante. Noi stima tutti bene, non abbiamo avuto alcuna conseguenza, se non quella di non poter uscire.
Spero tanto che tutto torni presto alla normalità, per poter continuare con la massima serenità il nostro lavoro.
Vi abbraccio tutti e a risentirci presto Giusi
Don Ivone Cavraro (sacerdote fidei-donum a Bigene che si è trovato a Bissau proprio il giorno degli omicidi)
Sono arrivato a Bissau ieri sera: per oggi avevo in programma di concludere le operazioni per le adozioni di tre seminaristi. Come le altre volte, alloggio in Curia, sulla via che comunica il centro città con l’aeroporto e il nord del paese. Ieri sera, 1 marzo, c’è stato l’attentato al capo di Stato Maggiore dell’esercito, generale Batista Tagme na Waie. Il generale aveva perso la vita in seguito alla potente esplosione. Alle ore 4.20 di notte sono stato svegliato da esplosioni ripetute di bombe, seguite da raffiche di arme da sparo. Poi il silenzio. Questa mattina, il Vicario Generale della Diocesi, Pe. Domingos, che dimora nella casa del Vescovo in centro città, ci ha informati che il presidente è rimasto ucciso dai soldati nell’attentato della notte. Attualmente (scrivo nel pomeriggio) la situazione è tranquilla: i responsabili della uccisione al Presidente hanno incontrato le forze governative lasciando capire che non vogliono destabilizzare il paese. Questo è un buon segno. Sulla strada non circola nessuna macchina: le persone vanno a piedi vestro il centro città, altri escono dalla città per cercare accoglienza in case di conoscenti. La televisione funziona regolarmente, la radio anche. In particolare, la radio più diffusa è Radio Sol Mansi, emittente diocesana, con sede proprio qui in Curia. Non ha alcun problema a trasmettere, anzi è riuscita a mandare in onda alcune interviste con rappresentanti del governo. Alcune comunità di Suore telefonano preoccupate in Curia, per sapere come comportarsi. Per il momento è meglio rimanere nelle missioni, senza uscire sulle strade, soprattutto per noi missionari, che comunque siamo anche “stranieri”. Non abbiamo conoscenza di situazioni problematiche in altre parti del paese. La linea telefonica funziona con difficoltà. La linea internet ha funzionato molto poco nel mattino, era regolare nel primo pomeriggio, attualmente è non funzionante. Spedirò queste informazioni appena posso riutilizzare il collegamento in internet. Alcuni amici mi hanno spedito email con richiesta di informazioni a proposito, mando queste righe a loro e anche a chi sta leggendo in questo momento. La preghiera è la cosa più importante: non esiste pericolo per noi, ma il popolo guineense, ancora una volta, rimane indebolito da tutto questo. Il Signore conceda pace! Pace nei cuori di ogni persona, pace tra le varie etnie, pace in tutta questa povera nazione. Don Ivo
Dal nostro inviato Massimo A. Alberizzi
Battaglia lunedì mattina per le strade di Bissau, capitale della Guinea omonima, nell’Africa occidentale. Il presidente Joao Bernardo Vieira, detto Nino, è stato ammazzato da un gruppo di soldati che l’accusava di aver fatto uccidere domenica, con un attentato spettacolare, il capo di Stato maggiore dell’esercito, generale Batista Tagme na Waie. Il generale aveva perso la vita quando una potentissima carica d’esplosivo aveva fatto letteralmente a pezzi la sua residenza all’interno del quartier generale dell’esercito. Tagme na Waie era rimasto gravemente ferito e in serata era morto. Joao Bernardo Vieira (Ap)
ATTENTATO - Un attentato difficile da organizzare e che i sostenitori dell’alto ufficiale hanno attribuito immediatamente al presidente, l’unico in grado di mettere a segno un colpo così grosso. Così lunedì mattina è scattata la rappresaglia. Un gruppo di soldati ha dato l’assalto alla presidenza e ha falciato a colpi di mitra Vieira. Tra i due uomini passava una forte rivalità. Il generale Na Waie aveva già organizzato nel 1999 un colpo di Stato contro Vieira, allora presidente andato al potere anche lui con un golpe. Nel novembre scorso un gruppo di militari aveva dato l’assalto alla residenza presidenziale, ma era stato respinto. Vieira aveva risposto organizzando una propria milizia (poi sciolta) accusata a sua volta di voler eliminare il capo di Stato maggiore.
ETNIE - Vieira, 69 anni, vent’anni fa considerato un eroe nazionale per aver partecipato alla guerra di liberazione contro i portoghesi, dopo vari colpi di Stato e defenestrazioni era stato eletto nel 2005, con un processo che gli osservatori internazionali avevano giudicato libero e democratico, ma che era stato duramente contestato dall’opposizione. Veniva dal gruppo etnico pepel, che vive sulla costa, uno dei più piccoli del Paese. Batista Tagme na Waie, che invece appartiene alla tribù balante, una delle più grosse, aveva criticato il presidente anche perché aveva già «regnato» con il terrore dal 1980 al 1999, ed era stato cacciato proprio grazie al colpo di Stato cui aveva partecipato.
SITUAZIONE - La situazione a Bissau è assai confusa. Un portavoce dell’esercito ha negato che le forze armate abbiano tentato un colpo di Stato. «In tre mesi», ha detto un portavoce, «ridaremo il potere ai civili». Le radio, comunque, non sono state chiuse e la televisione continua a trasmettere regolarmente. Le strade sono deserte e le saracinesche dei negozi sbarrate. Ex colonia portoghese, la Guinea Bissau, all’indipendenza, nel 1974 era un Paese piuttosto ricco, poi è piombato nella povertà più assoluta. Da qualche anno è diventato un centro di traffici illeciti che hanno provveduto all’enorme ricchezza del presidente assassinato: soprattutto droga, oltre che armi ed esseri umani. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, ormai gran parte della cocaina prodotta in Sudamerica transita dall’ex colonia portoghese. I cartelli colombiani l’hanno eletta a loro seconda patria. Nazioni Unite, Unione africana e Unione europea hanno condannato le violenze e auspicato un immediato ritorno alla democrazia.
Massimo Alberizzi
Fonte:corriere.it
BISSAU - Joao Bernardo Vieira, presidente della Guinea Bissau, è stato ucciso da alcuni militari per vendicare la morte avvenuta domenica sera del capo di Stato maggiore, Batista Tagme Na Waie. Vieira è stato «falciato da colpi di arma da fuoco esplosi dai militari» mentre cercava di fuggire dalla sua residenza, ha detto il responsabile per le Comunicazioni dell’esercito, colonnello Zamora Induta. «Il Paese potrà ora essere rilanciato: quest’uomo ha bloccato tutto lo slancio», ha concluso Induta. Secondo un testimone, nella residenza presidenziale sono in atto saccheggi: «Abbiamo visto dei soldati prendere dalla residenza del presidente tutto quello che potevano portare con loro». Joao Bernardo Vieira (Reuters)
UCCISO CAPO DI STATO MAGGIORE - Il capo di Stato maggiore è morto in un attentato compiuto domenica sera contro il quartier generale dell’esercito. «Il generale Tagme Na Waie era nel suo ufficio quando è esplosa una bomba. È stato gravemente colpito e non è sopravvissuto alle ferite», aveva riferito il suo capo di gabinetto, il tenente colonnello Bwam Nhamtchio. All'attacco contro il quartier generale delle forze armate, in gran parte distrutto dall'esplosione, erano seguite ore di relativa calma in nottata, anche se se i militari avevano imposto a due radio private la sospensione delle trasmissioni, e anche la tv di Stato aveva cessato la programmazione. Ma prima dell'alba si sono udite raffiche ed esplosioni, sia in direzione del quartier generale dell'esercito che della residenza del presidente. Il generale Na Waie aveva fatto parte della giunta militare che aveva deposto negli anni Novanta Vieira e lo aveva criticato dopo la sua elezione alla presidenza nel 2005. Vieira era uscito indenne a novembre da un attacco contro la sua residenza, attuato da militari dissidenti e si era dotato di una milizia, che è stata però sciolta in gennaio dopo essere stata accusata di voler uccidere Na Waie.
CONDANNA - Il presidente della commissione dell'Unione africana, Jean Ping, ha «fermamente condannato» l'uccisione di Vieira definendola un «atto criminale». Recentemente la Guinea Bissau era sotto i riflettori degli esperti antidroga di numerose nazioni in quanto aveva dato rifugio ai boss della cocaina colombiani che usano il Paese come crocevia per i loro traffico con l'Europa e il Nord America.
Secondo le relazioni di persone che vivono in Guinea-Bissau, la situazione è troppo grave "e dei timori di ritorsioni dopo la morte di questa mattina sono grandi. La situazione in Guinea-Bissau "è troppo gravi", secondo fonti contattate dalla Business, che preferisce non essere identificato con l'incertezza che circonda gli sviluppi nelle prossime ore è elevato. I timori di ulteriori ritorsioni sono elevati, dopo essere stata annunciata la morte del presidente, Nino Vieira e il capo di stato maggiore generale delle Forze Armate, Tagmé Na Waie. Queste dichiarazioni contrastano lo scenario di "calma" descritto da Braima Camara, Presidente del Business Council della Comunità dei Paesi di lingua portoghese (CPLP) per il Business. fonte: jornaldenegocios |