martedì, marzo 03, 2009

Rassegna stampa:

Corruzione, traffico di armi, droga ed esseri umani nel piccolo Stato africano

Guinea Bissau: un contrasto che viene da lontano tra presidente e capo esercito

Alle spalle anche motivi etnici: il primo appartenente ai pepel, il secondo ai balante

Dal nostro inviato Massimo A. Alberizzi

Joao Bernardo Vieira (Ap)
Joao Bernardo Vieira (Ap)
Battaglia lunedì mattina per le strade di Bissau, capitale della Guinea omonima, nell’Africa occidentale. Il presidente Joao Bernardo Vieira, detto Nino, è stato ammazzato da un gruppo di soldati che l’accusava di aver fatto uccidere domenica, con un attentato spettacolare, il capo di Stato maggiore dell’esercito, generale Batista Tagme na Waie. Il generale aveva perso la vita quando una potentissima carica d’esplosivo aveva fatto letteralmente a pezzi la sua residenza all’interno del quartier generale dell’esercito. Tagme na Waie era rimasto gravemente ferito e in serata era morto.

ATTENTATO - Un attentato difficile da organizzare e che i sostenitori dell’alto ufficiale hanno attribuito immediatamente al presidente, l’unico in grado di mettere a segno un colpo così grosso. Così lunedì mattina è scattata la rappresaglia. Un gruppo di soldati ha dato l’assalto alla presidenza e ha falciato a colpi di mitra Vieira. Tra i due uomini passava una forte rivalità. Il generale Na Waie aveva già organizzato nel 1999 un colpo di Stato contro Vieira, allora presidente andato al potere anche lui con un golpe. Nel novembre scorso un gruppo di militari aveva dato l’assalto alla residenza presidenziale, ma era stato respinto. Vieira aveva risposto organizzando una propria milizia (poi sciolta) accusata a sua volta di voler eliminare il capo di Stato maggiore.

ETNIE - Vieira, 69 anni, vent’anni fa considerato un eroe nazionale per aver partecipato alla guerra di liberazione contro i portoghesi, dopo vari colpi di Stato e defenestrazioni era stato eletto nel 2005, con un processo che gli osservatori internazionali avevano giudicato libero e democratico, ma che era stato duramente contestato dall’opposizione. Veniva dal gruppo etnico pepel, che vive sulla costa, uno dei più piccoli del Paese. Batista Tagme na Waie, che invece appartiene alla tribù balante, una delle più grosse, aveva criticato il presidente anche perché aveva già «regnato» con il terrore dal 1980 al 1999, ed era stato cacciato proprio grazie al colpo di Stato cui aveva partecipato.

SITUAZIONE - La situazione a Bissau è assai confusa. Un portavoce dell’esercito ha negato che le forze armate abbiano tentato un colpo di Stato. «In tre mesi», ha detto un portavoce, «ridaremo il potere ai civili». Le radio, comunque, non sono state chiuse e la televisione continua a trasmettere regolarmente. Le strade sono deserte e le saracinesche dei negozi sbarrate. Ex colonia portoghese, la Guinea Bissau, all’indipendenza, nel 1974 era un Paese piuttosto ricco, poi è piombato nella povertà più assoluta. Da qualche anno è diventato un centro di traffici illeciti che hanno provveduto all’enorme ricchezza del presidente assassinato: soprattutto droga, oltre che armi ed esseri umani. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, ormai gran parte della cocaina prodotta in Sudamerica transita dall’ex colonia portoghese. I cartelli colombiani l’hanno eletta a loro seconda patria. Nazioni Unite, Unione africana e Unione europea hanno condannato le violenze e auspicato un immediato ritorno alla democrazia.

Massimo Alberizzi

Fonte:corriere.it