martedì, febbraio 20, 2007

Il coraggio di partire

Un’esperienza di missione in Guinea Bissau

Testo scritto nel 2005 da Ida ed Enrico... Volontari estivi per tre settimane in Guinea Bissau.

UNA TESTIMONIANZA PER RIFLETTERE...su COME TRASCORRERE LE VOSTRE VACANZE!!!!

“Un’avventura che vogliamo condividere con chi ha il coraggio di guardare oltre il proprio giardino”. Così padre Giuseppe , provinciale dei giuseppini del Murialdo, ha presentato l’esperienza vissuta questa estate da due giovani volontari nelle missione dei religiosi in Guinea Bissau. All’incontro che si è svolto a Colonna sabato 26 novembre, hanno partecipato molti giovani ai quali è stato fatto vedere un dias-film realizzato durante il mese di permanenza in Guinea Bissau.

Un paese dell’Africa a sole 7 ore di viaggio aereo dall’Italia. Incastonato tra il Senegal e la Guinea Conackry è un paese profondamente colpito da povertà, assenza di strutture sanitarie, analfabetismo, instabilità politica. Qualche dato: la mortalità infantile colpisce 150 bambini su 1000 e, prima dei 5 anni, 250 bambini su 1000. Il 14% della popolazione è siero positiva: sono frequenti le epidemie di colera, tubercolosi e malaria. Il 70% degli adulti è analfabeta. Dal 1997 ad oggi, il Pil è calato del 25%.

In questo contesto, operano due missioni dei Giuseppini: una a Bissau, la capitale; l'altra a Bula, villaggio dell'entroterra. L’avventura missionaria ha inizio nell'autunno del 1984. I religiosi volevano porre un segno tangibile fra i più poveri, in sintonia con il carisma del Murialdo. Fu così che decisero di dedicarsi alla formazione professionale. Nacque il Cifap, centro di istruzione e formazione artigianale e professionale, con corsi in agricoltura, meccanica e falegnameria. Poi nel 1992 si aprì a Bissau un'altra scuola professionale e un centro giovanile e dal '97 ha inizio per i giuseppini l'impegno pastorale nelle parrocchie.

Questa estate sono partiti da Milano e Roma 13 volontari. “Il nostro aiuto in questo breve periodo di permanenza – ha raccontato Ida - è stato concreto”. Nel dias-film si vedono i giovani alle prese con lavori di tinteggiatura e visite nei dispensari dove, infermieri con pochissimi mezzi a disposizione, eseguono vaccinazioni a bambini e visite mediche a partorienti. Moltissime le foto scattate durante i giorni di animazione di un campo estivo con 350 bambini. “Le giornate – aggiunge Ida - si riempivano così di piccoli gesti, per noi non particolarmente eclatanti, ma che si trasformavano in gesti straordinari guardando i volti sorridenti dei bambini. Tutto quello che ho visto fare e a cui ho partecipato è stato creato da missionari e suore che con fede, coraggio e dedizione ogni giorno danno la loro vita per amore dell'altro. L'Africa, spesso, viene ricordata dai mass-media per le guerre e le carestie, dimenticando che ci sono volti di uomini e donne che lavorano perché questo continente non sprofondi abbandonato. Quasi mai si va in Africa solo per loro, "perché fa più rumore e notizia un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce", come recita un antico proverbio africano.”.

"Sono passati circa due mesi e mezzo dal nostro rientro dalla Guinea Bissau, - scrive Enrico in una e-mail inviata agli “amici” per partecipare all’incontro di Colonna - ma il ricordo dei momenti trascorsi in questa terra e le persone conosciute è ancora impresso dentro di noi. Quest’esperienza non è stata solo un viaggio in una terra lontana dell’Africa, ma vuole essere soprattutto momento forte da condividere con più persone possibili. Vogliamo essere testimoni di una realtà che forse pochi conoscono, per non essere solo degli spettatori commossi, ma persone che si prodigano affinché tutti sappiano e siano consapevoli di tale povertà".

Ecco, allora la proposta. Tutti possono partecipare alla esperienza vissuta da Ida ed Enrico. “Per aiutare l’Africa – ha detto padre Giuseppe – non serve riempire container. Servono le persone. La sfida dell’Africa non si vince con i beni materiali o con gesti che non toccano però la vita personale. Occorre mettersi in gioco, donare davvero qualcosa di sé. E’ con la gratuità del dono che si può vincere la sfida del Terzo Mondo. E’ questa l’esperienza vissuta da Enrico e Ida. Ci sono sentieri già tracciati, esperienze di condivisione e di amicizia già vissute. Basta che ognuno di voi dica: io lo voglio fare!”

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

necessita di verificare:)

1:17 AM  
Anonymous Anonimo said...

molto intiresno, grazie

1:17 AM  

Posta un commento

<< Home