giovedì, gennaio 10, 2008

LA "NARCOTICA" GUINEA BISSAU
Abbiamo fatto due chiacchiere con Alessandro Scotti, l’autore del libro Narcotica (416 pagine, 17 euro, ISBN edizioni), un reportage lungo sei anni sulle rotte del narcotraffico. Purtroppo la Guinea Bissau rappresenta una di questa tappe ed è dunque presente in questo volume.
Alessandro Scotti (1971) è giornalista e fotografo. Recentemente è stato nominato Goodwill Ambassador delle Nazioni Unite. Nel 2002, con la collaborazione dell’ONU, ha sviluppato il progetto De Narcoticis allo scopo di disegnare una mappa delle vie della droga nel mondo. Il progetto ha ricevuto il premio giornalistico tedesco Henri-Nannen (2007) e il premio Amilcare Ponchielli per il miglior progetto fotografico italiano (2004). Per saperne di più:
http://www.isbnedizioni.it/index.php?p=edizioni_libro&book=66&type=2


“E’ difficile comprendere le logiche di vita e le dinamiche di una realtà dove per sopravvivere non è necessario lavorare ma dove lavorare non garantisce che si riesca a sopravvivere”.
Una frase, estratta dal libro “Narcotica” di Alessandro Scotti, che da sola basterebbe a evidenziare le difficoltà di comprendere un fenomeno che in Guinea Bissau è esp
loso da un paio d’anni.
“Un problema comune a tutta l’area dell’Africa occidentale” puntualizza Scotti, “ma che in Guinea Bissau assume una rilevanza particolare, se rapportiamo la mole di investimenti a una nazione così piccola”.
Un paese che l’autore definisce più volte “vergine”. Isolato, solitario, remoto, ma anche naif: è questo il quadro che emerge dal racconto di Scotti, che nel suo viaggio sulle rotte del narcotraffico, si è fermato per due settimane in Guinea Bissau. Quattordici giorni densi di incontri istituzionali e non, di chiacchierate informali alla scoperta di un luogo in cui “la natura provvede molto generosamente alle esigenze della popolazione” e di occasioni per stanare i narcos, la cui presenza è in realtà “ragionevolmente mimetica”.
Vergine. Un termine che Scotti ripropone spesso e che in qualche modo rappresenta guai e possibilità di salvezza per la nazione. “Dei luoghi che ho avuto modo di visitare – spiega Scotti – la Guinea Bissau rappresenta il caso meno ‘incancrenito’ e dunque quello da cui sarebbe meno difficile estirpare questo male”.
Al contempo però, questa verginità è uno dei motivi che, paradossalmente, favorisce gli affari dei trafficanti dell’America latina.
“In Guinea Bissau non c’è ancora una piena consapevolezza di ciò che sta accadendo – afferma Scotti – e non si comprende quanto sia grande la mole di investimenti e di denaro che circola”.
E’ indubbio però che vi sia una parte di complicità da parte dei militari, come lo stesso Scotti spiega anche nel libro. “Pur non conoscendo a fondo la situazione, posso affermare che in alcuni casi il coinvolgimento soprattutto delle forze armate è diretto, fattivo”.
Scotti assicura che durante la sua permanenza non ha ricevuto alcun tipo di pressione o minaccia, al contrario di quelli che hanno provveduto a fornirgli notizie e aiuto concreto. “Una delle cose che mi ha colpito in negativo – dice Scotti – è r
appresentato dalle difficoltà a cui vanno quotidianamente incontro coloro i quali lavorano per arginare il fenomeno droga”.
L’apparato governativo, invece, quante colpe ha? “Non ho avuto modo di incontrare Vieira – spiega ironizzando Scotti – del resto il presidente vive più tempo all’estero che in patria”. Però Scotti non si limita a Nino, ma riconduce questo problema a un’abitudine tipica dei governatori attuali presa a modello dagli ex coloni: “Loro governavano la terra colonizzata come propria (in questo caso i portoghesi) e adesso gli alti funzionari amministrano il bene pubblico come proprio”.
Come appare evidente, a risentirne è il popolo, che alterna la rassegnazione a degli input di fermento politico (scioperi e proteste). Anche in questo caso però, per Scotti c’è una motivazione storica: “Ho trovato questa sorta di rassegnazione in tutte le ex colonie, è tipica di queste terre la forma mentis a essere in qualche modo passive”.
Uno spettro, quello della passività, che la tornata elettorale di quest’anno potrebbe allontanare. E’ lo stesso Scotti, infatti, a concludere con un messaggio positivo. “La Guinea Bissau rappresenta il luogo più vicino all’idea di paradiso terrestre che abbia mai visto”. Una frase forte, che Scotti motiva prontamente: “Non ho mai visto come in quel luogo delle prospettive di sopravvivenza utopiche come in Guinea: un patrimonio culturale, geografico e morfologico che propone un’offerta di vita ragionevolmente buona”.
Rendere reale questo paradiso terrestre: è un’utopia? Chissà, ma provarci non costa nulla!

1 Comments:

Blogger coordinatore said...

davvero un articolo molto interessante. bravo Fu!

9:22 AM  

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