sabato, marzo 01, 2008


PESCA : UNA PREZIOSA RISORSA per LA GUINEA BISSAU e L'AFRICA INTERA

TESI della Dottoressa ZANINI VALENTINA

Conclusioni

L’obiettivo di questo studio era capire qual è l’importanza del continente africano nel quadro internazionale della filiera ittica e se sono presenti opportunità di sviluppo per il continente, in particolar modo per l’Africa Sub-Sahariana.

Il quadro internazionale della filiera ittica ha mostrato la poca rilevanza dell’area africana a livello globale, sia per quanto riguarda la produzione ittica, sia per quanto riguarda gli scambi internazionali, in particolar modo se paragonata all’Asia.

L’analisi sul continente, ha però mostrato come ci siano dei paesi che hanno già puntato sul settore ittico per la loro crescita, come per esempio Egitto, Namibia e Sud Africa, e altri la cui importanza sta crescendo a ritmi sostenuti negli ultimi anni.

Il grosso problema nella maggior parte dei paesi africani è che in passato non si è dato abbastanza peso al settore ittico nelle politiche delle economie nazionali e questo ha generato notevoli ripercussioni: i finanziamenti per le poche imprese esistenti sono stati molto limitati, il dipartimento della pesca ha sempre avuto un ruolo poco evidente nei Ministeri incaricati di politiche agricole, gli addetti al settore ittico sono sempre stati poco considerati nelle decisioni sul controllo territoriale come quelle riguardanti la costruzione di infrastrutture, di bacini, il controllo dell’area costiera, e, aspetto forse di maggiore rilevanza, la pesca non è mai stata analizzata all’interno delle strategie politiche studiate per ridurre la povertà.

Negli ultimi anni la situazione sta cambiando: alcuni paesi hanno puntato maggiormente sul settore ittico per la loro crescita e sono entrati a far parte delle graduazioni internazionale dei principali paesi produttori e per gli altri si prevedono miglioramenti, legati anche alle politiche internazionali che sembra siano maggiormente rivolte alle risorse ittiche nei paesi in via di sviluppo. In particolare ci sono accordi, come quello presentato nell’analisi, tra Fao, Banca Mondiale e WWF che stanziano notevoli somme di denaro per il settore ittico.

Questi fondi verranno utilizzati per aiutare i paesi a gestire in modo più proficuo la pesca marina e a migliorare le condizioni di vita delle comunità di pescatori. Tra le attività che potranno essere finanziate dal fondo, vi sono programmi di gestione coordinati dalle singole comunità, attività di monitoraggio, di controllo e di sorveglianza della pesca e delle aree marine protette e lo sviluppo di mezzi di sussistenza alternativi alla pesca. In particolar modo esse sono rivolte a ridurre la povertà delle comunità costiere, ma anche a gestire in modo più sostenibile le risorse, perché oggi la questione dello sfruttamento eccessivo è diventata di particolare rilevanza.

Si ritiene dunque che, grazie soprattutto all’aiuto proveniente dall’estero, quindi a ingenti investimenti stranieri, e alla collaborazione di tutti i soggetti che fanno parte del settore, la creazione di piccole e medie imprese può essere un buon punto di partenza per la crescita dell’Africa. La collaborazione tra i vari attori della catena non può che essere di giovamento per tutta la filiera, per la sua maggiore crescita, anche nel quadro internazionale. Questo significa aumentare le esportazioni, in zone come quella europea e asiatica, in cui il commercio internazionale è già presente, ma anche in tutte le altre aree. L’associazionismo garantisce sicuramente maggior sviluppo, miglioramenti nell’organizzazione dell’intero settore e quindi anche nelle esportazioni stesse, per cui, come sappiamo, molte difficoltà dipendono dalle normative presenti nei paesi in cui si esportano i prodotti. Ma la crescita del settore è anche rivolta alla maggiore conoscenza delle regole degli altri paesi e quindi alla creazione di una migliore organizzazione per rispettarle.

La creazione di piccole e medie imprese, dunque, potrebbe garantire notevoli miglioramenti, ma bisogna differenziare tra le aree in cui il settore è già, almeno in parte, sviluppato e quelle in cui invece è rivolto semplicemente a garantire la sussistenza.

Nel primo caso le possibilità di crescita sono ancora molte, in particolare, per andare incontro alla questione della scarsità di risorse ma anche all’enorme problema della povertà in Africa, si potrebbe puntare sullo sviluppo dell’acquacoltura. L’allevamento ittico, infatti, non solo garantirebbe maggiori risorse, ma anche e soprattutto maggiore occupazione, quindi maggiori redditi, che forniscono più possibilità di accesso al cibo.

Nelle aree in cui invece il settore non è praticamente presente, o solo in parti molto limitate, nell’economia nazionale, il suo sviluppo può provenire dalla creazione di piccole imprese, sia nell’anello della catena che comprende la produzione, per esempio creando piccole cooperative, sia in quello della trasformazione ittica, che, come sappiamo, è praticamente inesistente, ma è anche il più profittevole.

Gli sforzi, interni ed esterni al continente, per garantire la crescita del settore ittico devo essere indubbiamente molti. Sicuramente i passi dovranno essere graduali e sarà necessario un periodo di tempo particolarmente lungo perché possano essere attuati, ma, come già stato più volte affermato, le potenzialità sono molte e si ritiene che possano essere concretizzate.

1 Comments:

Blogger fufu said...

Grazie al coordiantore e soprattutto alla dottoressa zanini per aver permesso la pubblicazione della sua tesi...penso che dovremmo fare al più presto un pdf e lasciare l'intera tesi a disposizione, oppure si potrebbe anche inviarla via mail a chi ne facesse richiesta...

3:50 PM  

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