ARRESTATO IN GUINEA BISSAU CON L'ACCUSA DI TERRORISMO....
Prepariamoci ad affrontare giorni difficili, scrive Zuhair al Jezairy.
La settimana scorsa è stata a dir poco scioccante. Mio figlio Nassir è stato arrestato in Guinea Bissau, dove stava realizzando un documentario sull’Africa. Come succede spesso durante i suoi viaggi, la polizia lo ha accusato di essere un terrorista semplicemente per le sue origini arabe, nonostante abbia il passaporto tedesco.
Lo stesso giorno, un attentatore suicida si è fatto saltare in aria in mezzo a dei fedeli sciiti. Mio fratello Sabih, in viaggio verso Karbala, si trovava a passare proprio in quel momento sul luogo dell’esplosione. Per tre ore il suo cellulare è stato irraggiungibile. Sua moglie mi ha chiamato, nel panico, e mi ha detto: “Credo che Sabih sia morto”. Che giornata orrenda: mio figlio in prigione sospettato di essere un terrorista islamico, mio fratello probabilmente morto in un attacco terroristico.
Dopo qualche ora di totale panico, Sabih ci ha chiamato dicendo che stava bene, e che l’esplosione aveva danneggiato i collegamenti telefonici. Per quanto riguarda mio figlio, ha telefonato a sua madre dopo due giorni di prigione, spiegando che stava bene e che non avevamo nulla per cui preoccuparci: “Tranquilla mamma. Come sempre, è stata colpa dei miei lineamenti arabi”...(CONTINUA)
LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU WWW.INTERNAZIONALE.IT
FONTE e PUBBLICAZIONE: www.internazionale.it
Prepariamoci ad affrontare giorni difficili, scrive Zuhair al Jezairy.
La settimana scorsa è stata a dir poco scioccante. Mio figlio Nassir è stato arrestato in Guinea Bissau, dove stava realizzando un documentario sull’Africa. Come succede spesso durante i suoi viaggi, la polizia lo ha accusato di essere un terrorista semplicemente per le sue origini arabe, nonostante abbia il passaporto tedesco.
Lo stesso giorno, un attentatore suicida si è fatto saltare in aria in mezzo a dei fedeli sciiti. Mio fratello Sabih, in viaggio verso Karbala, si trovava a passare proprio in quel momento sul luogo dell’esplosione. Per tre ore il suo cellulare è stato irraggiungibile. Sua moglie mi ha chiamato, nel panico, e mi ha detto: “Credo che Sabih sia morto”. Che giornata orrenda: mio figlio in prigione sospettato di essere un terrorista islamico, mio fratello probabilmente morto in un attacco terroristico.
Dopo qualche ora di totale panico, Sabih ci ha chiamato dicendo che stava bene, e che l’esplosione aveva danneggiato i collegamenti telefonici. Per quanto riguarda mio figlio, ha telefonato a sua madre dopo due giorni di prigione, spiegando che stava bene e che non avevamo nulla per cui preoccuparci: “Tranquilla mamma. Come sempre, è stata colpa dei miei lineamenti arabi”...(CONTINUA)
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