giovedì, aprile 03, 2008

UN FILM PER CAPIRE LA REALTA' dei CORRIERI degli OVULI DI DROGA

MARY full of GRACE è un film bello ed intelligente che mostra, con sorprendente realismo, la vita, i rischi e i traumi di migliaia di disperati, in tutto il mondo, che per vivere si lasciano tentare dai trafficanti nel svolgere il "mestiere" di SCATOLA UMANA PIENA DI DROGA

Un appello di NAMITIPENABULA:
Missionari cattolici e non che lavorate in Guinea Bissau; operatori sociali; ONG...
MOSTRATE QUESTO FILM AI VOSTRI RAGAZZI LAGGIU' IN GUINEA BISSAU...aiutateli a riflettere sull'argomento.

PERCHE' NON NASCA UNA NUOVA PIAGA SOCIALE di VASTE PROPORZIONI, in un paese che ha già miriadi di problemi da risolvere.

Ecco la recensione del film.

Maria full of Grace
Dopo l'ottima accoglienza all'ultimo festival di Berlino - premiato come miglior opera prima - arriva in Italia "Maria full of Grace" di Joshua Marston.

La storia è quella di Maria (Catalina Sandino Moreno) una ragazza colombiana impiegata in una fabbrica di fiori. Maria, abbandonato il lavoro perché sfruttata e maltrattata, è costretta a trovare un nuovo impiego per mandare avanti la famiglia (nonna, madre, sorella e nipotino) per la quale è l'unica fonte di sostentamento. La sua urgenza è ulteriormente aggravata dalla circostanza di trovarsi incinta. L'unica sua possibilità è di accettare di fare la "mula", ossia, di portare, per conto di un boss, droga negli Stati Uniti. Ma non è l'unica. Nel viaggio verso gli States incontrerà altre ragazze anche loro con il loro prezioso carico ben custodito.

Il film racconta una storia cruda e disarmante. Il regista americano la filma con uno stile realistico quasi da reportage e solo in alcuni momenti mitiga la pesante atmosfera con ariose riprese di una Colombia luminosa e colorata. La macchina da presa spesso insegue gli eventi ed i personaggi seguendone i gesti e le espressioni. Movimenti accurati ed attenti che nella scena dell'aereo - dove le ragazze si riconoscono come "mule" - restituiscono un'altissima tensione allo spettatore.

L'opera, che nella scarsa originalità dei dialoghi ha la sua maggiore debolezza, rimane interessante fino alla fine dove il finale - auspicato ed inevitabile - lascia un sapore dolce amaro in bocca.

Bravo Marston - anche autore oltre che direttore - nel descrivere le scene in cui vediamo le "mule" caricarsi della merce da trasportare e del contenuto delle quali vi lasciamo la sorpresa.

Le interpreti reggono bene la prova. In particolare, la protagonista, l'attrice colombiana Catalina Sandino Moreno - premiata a Berlino come miglior attrice - fornisce al suo personaggio una disincantata energia che lo rende irresistibilmente attraente. Capace di coniugare la tragedia con l'istintiva giovialità di una ragazza di diciassette anni, la Sandino è autrice di un'ottima prestazione. In fondo, la sua prova è quasi paradigmatica del film nel quale la gravità dell'argomento è smussata da una innata positività verso la vita, anche quando questa non sembra affatto riservare particolari gioie a chi la sta vivendo.