venerdì, febbraio 08, 2008

PESCA: UNA PREZIOSA RISORSA PER LA GUINEA BISSAU e L'AFRICA INTERA

Tesi della Dott. ZANINI VALENTINA

(ci scusiamo per l'impossibilità di mostrarvi i grafici contenuti nella tesi)

PARTE 2

La produzione africana di pesce

Il fatto che il continente africano non risulti ai primi posti della graduatoria sulla produzione ittica mondiale, né per quanto riguarda la pesca né per l’acquacoltura, e che i paesi africani non siano presenti tra i primi 20 posti della graduatoria della promozione ittica per principali paesi, non significa che il settore ittico non abbia rilevanza in Africa, in particolar modo per alcuni Stati.

Se infatti si considerano le “Summary tables of fiheries statistics”, edite dalle Fao, che ricomprendono i principali paesi produttori a livello globale, tra i primi 60 posti si trovano: Sud Africa, Namibia, Nigeria, Uganda, Senegal, Ghana, Tanzania, Mauritania e Congo.

È ovvio che il contrasto è forte, tra un paese come la Cina che da sola produce il 13% della produzione ittica globale, e il primo paese africano, il Sud Africa, che nel quadro internazionale conta solo per lo 0,6%.

In tutti i paesi africani presenti nella graduatoria, la produzione risulta nettamente inferiore rispetto a quella dei paesi che occupano le prime posizioni, ma questo non significa che non abbia raggiunto un buon livello e che non possa migliorare in futuro. Nella maggior parte dei casi, infatti, la produzione negli ultimi dieci anni è aumentata e sta continuando a farlo. In Sud Africa, per esempio, è quasi raddoppiata, passando dalle 400 mila tonnellate annue del 1996 a circa 800 mila nel 2003, e in Uganda e Mauritania nello stesso periodo è praticamente triplicata. Tassi di crescita inferiori, invece, si sono avuti in Tanzania e in Senegal, per cui la produzione è rimasta quasi stabile negli ultimi anni.

Non bisogna però leggere questi dati ritenendo che siano estremamente veritieri, perché, come si è già annunciato più volte, spesso sono soltanto stime. Un esempio al riguardo è proprio la produzione ittica del Burkina Faso, come di altri paesi, non è un valore reale, ma soltanto una stima di massima.

Se si considerano le singole produzioni ittiche degli ultimi anni appartenenti ai paesi dell’Africa Sub-Sahariana, si evince in quali di questi il settore ittico ha un’importanza maggiore.

I paesi in cui il settore ittico ha rilevanza maggiore sono: Sud Africa, Namibia, Nigeria, Tanzania, Uganda, Ghana e Congo. Gli stessi paesi che, ovviamente, si ritrovano nella graduatoria tra i più importanti a livello globale.

Vi è una notevole disparità all’interno del continente africano tra quei paesi in cui il settore ittico ha più rilevanza, non solo a livello globale ma anche a livello continentale, e quelli in cui invece non è praticamente sviluppato, o meglio, la pesca si pratica solo per un’economia di sussistenza. C’è infatti una notevole disparità tra le 800 mila tonnellate prodotte dal Sud Africa o le 570 mila della Namibia e quelle attorno a 10 mila di Burkina Faso, Guinea Bissau, Sao Tomè e Principe, Zimbawe. La grande maggioranza dei paesi non presenta catture così limitate, ma si può affermare che esse siano di poco superiori, con valori che vanno dalle 38 mila tonnellate prodotte dal Niger alle 120 mila del Kenya.

Tutti valori che hanno davvero scarsa rilevanza se paragonati con i maggiori produttori globali : la Cina da sola produce più di 16 milioni di prodotti, seguita dai 6 del Perù e dai circa 5 degli Stati Uniti.

Per quanto riguarda l’acquacoltrura, secondo le graduatorie Fao, nessuno dei paesi dell’Africa Sub-Sahariana rientra tra le principali posizioni a livello globale. L’unico paese africano presente è l’Egitto, in dodicesima posizione, che, come è già stato in precedenza affermato, è stato il primo ad introdurre l’allevamento ittico nel continente africano.

Calcolando la percentuale di Prodotto Interno Lordo attribuita al settore ittico nei paesi africani si chiarisce maggiormente l’enorme disparità presente tra i vari paesi. Il calcolo è stato effettuato considerando il rapporto tra il valore aggiunto del settore ittico sul Pil totale, e si è basato sui dati presenti sul sito della Fao, nella sezione “Fisheries and Aquacolture”, definita “Geo Info”. Nell’analisi non viene considerato il Sud Africa, per la sua differente situazione economica rispetto alla maggioranza dei paesi africani.

Per i paesi in cui questo calcolo non è stato possibile per la mancanza di dati disponibili si è fatto riferimento al rapporto Fao edito nel 2006, “Contribution of fisheries to national economies in West and Central Africa”.

I risultati ottenuti mostrano che vi è uno sviluppo ineguale delle attività di pesca tra i vari paesi. La percentuale di valore aggiunto attribuita al settore della pesca sul Pil è compresa tra lo 0.4 % del Burkina Faso e il 13% della Nigeria.

I maggiori valori appartengono a quegli stati in cui, come già affermato in precedenza, il settore ittico ha particolare rilevanza non solo a livello continentale ma anche a livello globale: Nigeria, Namibia, Tanzania, Gambia e Mauritania.

Ma il settore ittico è significativo anche nelle economie di altri paesi.

Per esempio, Capo Verde e Sao Tomè e Principe sono isole, hanno quindi un facile accesso al mare e il settore della pesca è perciò molto importante nelle economie di questi paesi, anche se abbiamo notato in precedenza quanto sia scarsa la loro importanza a livello globale. Lo stesso vale per il Gambia il cui territorio si estende su zone fluviali in molte aree, e in Mali, dove il delta del fiume Niger crea una superficie d’acqua che si estende per oltre 20000 km², qui notevole importanza ha dunque la pesca in acque interne.

In Mauritania, la vasta espansione dell’EEZ (Zona Economica Esclusiva), di 230000 km², è caratterizzata da alta produttività biologica, che si trasforma in una grande abbondanza di risorse della pesca. Nonostante il fatto che molte licenze di pesca siano state affidate a navi straniere, comunque permane una produzione nazionale molto alta. In questo paese la maggior parte del territorio è deserta, e le attività di pesca forniscono maggiori opportunità di sviluppo, se confrontate con gli altri paesi.

In paesi come Congo e Gabon, produttori di petrolio, il contributo del settore della pesca, invece, fino ad oggi è sembrato essere minore, in quanto la maggior parte delle rendite derivavano dal petrolio stesso. Ma in tali paesi, in cui la ricchezza che deriva dal petrolio sta col tempo tendendo a diminuire, è importante una diversificazione dell’economia e, in merito a questo, il settore ittico può essere fondamentale.

Se si considera la disponibilità di pesce annua pro capite, calcolata in Kg, si nota come anche in questo caso le situazioni sono molto diverse da paese a paese. Ci sono paesi in cui la disponibilità di pesce è più critica: in Burkina Faso e Guinea Bissau, per esempio, si attesta su circa 2 Kg annui per persona, mentre Tanzania, Uganda e Nigeria intorno agli 8, in Namibia i Kg annui sono 13.

Non bisogna però dimenticare che, oltre alla pesca nelle acque marine è presente anche quella delle acque interne, che è spesso sottostimata nelle analisi del settore della pesca, ma, nonostante la mancanza di informazioni, questo sotto-settore risulta comunque importante. Nella maggior parte dei paesi, infatti, non si hanno dati attendibili al riguardo e i pochi presenti si ritiene siano delle sottostime.

Per calcolare l’importanza del settore ittico nelle economie nazionali è fondamentale il calcolo di tutte le attività che appartengono a tale settore, cioè al suo valore aggiunto. Esso è effettuato con notevoli difficoltà a causa della poca importanza data a questo settore e alla mancanza di studi specifici. Quattro sono le attività che vengono considerate nel calcolo:

- la produzione di pesce, crostacei e molluschi

- il processo di lavorazione

- la vendita

- il consumo.

Essendo necessario considerare tutte le attività che fanno parte del settore, nel caso della pesca, quindi, bisogna calcolare anche quelle non direttamente legate al settore primario, ma anche a quello secondario e terziario: la produzione appartiene al primario, la lavorazione dei prodotti al secondario e trasporto e consumi al terziario.

Gli ultimi studi effettuati dalla Fao hanno calcolato che nelle zone dell’Africa Centrale e Occidentale, il valore aggiunto generato dal sotto-settore della produzione rappresenta solo il 60-70 % del totale, la parte restante deriva da dal settore secondario e terziario.

A questo proposito torna fondamentale ripetere le difficoltà dell’analisi dovute alla mancanza di dati e alla loro poca precisione. Il calcolo del valore aggiunto del settore della pesca è infatti spesso sottostimato all’interno dei rendiconti nazionali, solitamente per la mancanza di informazioni adeguate su consumi intermedi e margini di profitto per gli attori della catena. Sono state fissate molte stime grossolane, usando per esempio tassi medi e quindi annullando tutte le differenze tra i vari paesi e le variazioni annuali.

Nell’analisi del settore della pesca in Africa è poi importante distinguere tra pesca industriale e pesca artigianale. Quest’ultima è l'attività di cattura in mare o in acque dolci, esercitata con imbarcazioni di stazza inferiore alle 10 tonnellate di stazza lorda e 12 metri di lunghezza totale che operano entro le 12 miglia dalla costa, mentre la pesca industriale è quella effettuata da grandi imbarcazioni, solitamente oltre le 12 miglia dalla costa, che usano grandi motopescherecci capaci di tirare a bordo reti cariche di oltre cento tonnellate di pesce, e dotati di attrezzature che permettono di pulire e surgelare immediatamente il pescato. Con questo tipo di navi, una campagna di pesca in acque lontane dal porto di armamento può durare anche diversi mesi.

In Africa Centrale e Occidentale, nella maggior parte dei paesi è praticata la pesca artigianale: la maggior parte dei pescatori pesca in canoe a remi scavate in tronchi d’albero, ma esistono anche barche più grandi e motorizzate, che sono quelle con cui pescano solitamente i pescatori non nazionali.

In questo caso la fonte è il rapporto Fao “Contribution of fisheries to national economies” e nel grafico non vengono presentate tutte le singole situazioni presenti nei paesi dell’Africa Sub-Sahariana.

Per quanto riguarda gli altri paesi si può affermare che la pesca industriale ha una maggiore importanza. Essendo, infatti, Namibia, Tanzania e Uganda stati in cui la produzione ittica ha notevole rilevanza, le imbarcazioni e gli strumenti utilizzati per la pesca sono sicuramente più evoluti rispetto a quelli dei paesi in cui la pesca è praticata praticamente solo per la sussistenza.

Lo sviluppo della pesca industriale è maggiore in paesi come la Mauritania che hanno una maggiore espansione di EEZ. Invece, la pesca industriale è praticamente sconosciuta nelle zone interne come Burkina Faso e Mali e in quelle con una zona costiera limitata, come il Benin. In questi paesi le attività di pesca sono solo tradizionali, si effettuano con piccole imbarcazioni, cioè solitamente canoe a remi, e non richiedono l’utilizzo di particolari attrezzature.

Anche in Senegal, paese che ha notevole importanza a livello globale, la pesca viene praticata per più dell’80% con metodi artigianali.

Il settore della pesca artigianale in Mauritania rappresenta meno del 45% del valore aggiunto, conta solamente per il 10 % della produzione ma occupa l’80% degli impieghi. Questo settore si è sviluppato considerevolmente, ed è stato sostenuto dalle politiche del governo. Anche in Gabon ha la sua importanza: in un paese dove i profitti che provengono principalmente dal petrolio sono in diminuzione, è importante lo sviluppo di questo tipo di attività, che facilita la diversificazione dell’economia nazionale e aiuta a creare attrezzature con impatto diretto sulle comunità.