venerdì, febbraio 15, 2008

PESCA...UNA PREZIOSA RISORSA PER LA GUINEA BISSAU

PARTE 4

La pesca in Guinea Bissau

La maggior parte delle informazioni che si hanno a riguardo della pesca in Guinea Bissau provengono dal CIFA, Centro Informazione Peschiera Applicata, con sede a Bissau, anche se purtroppo non sono sempre molto attendibili per la scarsità di attenzione che è stata rivolta a questo settore.

Le acque costiere della Guinea sono ricche di risorse ittiche, per questo motivo non solo i pescatori nazionali a sfruttarle, ma anche, e soprattutto, le grandi imbarcazioni straniere, principalmente europee ed asiatiche.

5.1.1 Le specie pescate

Per quanto riguarda le principali risorse peschiere si possono suddividere in due categorie: pelagici e demersali.

Tra i grandi pelagici vi sono alcune specie di tonnidi che migrano nella Zona Economica Esclusiva (ZEE) di pesca della Guinea Bissau stagionalmente. In particolare il tonno a pinna gialla, il tonno obeso e il tonnetto striato, che sono specie di notevole importanza commerciale e sono pescate, per lo più, dalla flotta dell’Unione Europea.

Sono inoltre presenti diverse specie di squali, anche se non bisogna immaginare i grandi squali come tigre o bianco, ma piccoli pesci che raggiungono al massimo le dimensioni di un tonno. Essi sono particolarmente vulnerabili, in quanto hanno una strategia riproduttiva lenta.

Tra i piccoli pelagici, la flottiglia di pesca industriale si rivolge principalmente a sardine, ricciole e simili, e sgombridi, che hanno grande rilevanza a livello commerciale. Migrano ampiamente lungo le coste, attraversando le acque di numerosi stati dell’Africa occidentale, a nord dal Marocco fino a sud in Liberia. Sono solitamente pescati da alcune navi cinesi specializzate che lavorano con il progetto di pesca semi-industriale, ma anche dalla flottiglia di pesca artigianale.

Sulle specie demersali, invece, le informazioni più recenti provengono dagli ultimi dati del 2004 dalla campagna di ricerca per la pesca demersale del battello N/O Al-Awam. I pesci ossei, tra cui i principali sono barracuda e cefali, rappresentano la maggior parte della biomassa demersale; solo una piccola percentuale è composta da crostacei, cefalopodi e molluschi. I cefalopodi comprendono polpi e seppie, con i primi in maggioranza. Per quanto riguarda i crostacei, i gamberi sono considerati come il prodotto di pesca di maggior valore commerciale nella Guinea Bissau; infatti, la maggior parte delle barche sono specializzate nella loro pesca. I crostacei rappresentano circa il 5% della biomassa demersale, secondo gli studi che, in questo caso, si ritengono largamente sottostimati. Altre specie presenti sono il granchio di profondità (solo al di sotto dei 200 m di profondità) e l’aragosta regale (solo sopra i 50 m di profondità).

Le disponibilità della Zona Economica Esclusiva in Guinea Bissau, calcolando le attuali risorse e lo stato dello sfruttamento della pesca, possono essere descritte considerando che l’unica specie che potrebbe risentire di un potenziale sovrasfruttamento è quella dei gamberi. Questi si distinguono a seconda della zona in cui vengono catturati: per quelli costieri, che consentono una produzione potenziale di 2.800-3.000 tonnellate all’anno a seconda dell’andamento stagionale, per il momento, non è presente pericolo di sovrasfruttamento, in quanto pescati dalla flotta artigianale entro le 12 miglia; ma tale pericolo non si presenta neanche per i gamberi della piattaforma continentale fangosa, che permettono un potenziale produttivo maggiore e per quelli della zona a fondo roccioso per cui il potenziale è ancora più alto, sfiora le 20.000 tonnellate annue. Si hanno però dati discordanti e non tutte le statistiche sono realistiche, sono presenti delle notevoli variazioni annuali, ma, per il momento, questa specie non sembra soffrire la pesca intensiva.

Lo stato dei principali stock ittici della Guinea Bissau dipende dalle attività dei battelli battenti bandiera straniera che lavorano in differenti Zee dei paesi confinanti. Le future espansioni per la pesca in Guinea Bissau sono possibili sugli stock di piccoli pelagici e nella pesca artigianale.

5.1.2 I sistemi di pesca

Esistono due tipi di sistemi di pesca in Guinea Bissau: pesca artigianale, effettuata con barche a motore poco potenti, e pesca industriale, effettuata da navi con potenza maggiore. Questo vale sia per le barche nazionali sia per quelle straniere.

Per quanto riguarda il settore della pesca artigianale la maggioranza delle barche sono a spinta manuale e monoassiali scavate in tronchi d’albero con metodo tradizionale. Molti dei pescatori artigianali sono part-time, specialmente quelli con piroghe tradizionali; esercitano l’attività della pesca durante la stagione più favorevole, riservando le altre stagioni all’agricoltura. I pescatori non nazionali generalmente hanno, invece, piroghe più grandi e motorizzate.

Una piccola parte del pescato proviene anche da acque costiere, principalmente da donne e ragazzi che pescano senza supporto di barche e commercializzano una parte del prodotto.

La quasi totalità del prodotto catturato attraverso la pesca artigianale è conservato con ghiaccio e commercializzato dalle donne soprattutto nella città di Bissau, mentre il rimanente è lavorato localmente.

Esistono tre tipi di lavorazione del pesce: affumicatura (principalmente nel sud del Paese); salatura (principalmente al nord) ed essiccazione. Sono metodi di lavorazione che vengono svolti tradizionalmente, senza l’utilizzo di particolari attrezzature, nella maggior parte dei casi da coloro che comprano il prodotto dai pescatori e lo sottopongono a tale lavorazione per poterlo rivendere.

Una piccola rete di esportazioni dei prodotti ittici è presente: si esporta pesce nei Paesi vicini (Guinea Conakry, Senegal, Ghana, Sierra-Leone e Mali), ma purtroppo al riguardo non vi sono dati statistici disponibili.

Per quanto concerne la pesca industriale, invece, la piattaforma continentale della Guinea Bissau è uno dei territori di pesca più ricchi dell’Africa. La pesca industriale viene effettuata da una flotta di barche straniere che pagano i diritti di pesca allo stato della Guinea Bissau, per pescare nella zona ZEE e da alcune barche facenti parte del progetto cinese di pesca semi-industriale di Alto Bandin per i piccoli pelagici. Le statistiche registrano solo le barche con licenze, quindi il numero e le produzioni di quelle senza licenza non sono complete. Nel 2006, erano 94 le barche straniere che avevano acquisito diritto di pesca in Guinea Bissau.

Per descrivere le zone di pesca, è utile suddividerle in più parti: vi sono le aree più vicino alla costa (12 miglia) in cui è proibita la pesca industriale. Queste e le acque interne continentali sono le aree più sensibili, dove avviene la maggioranza di violazioni, poiché sono ricche di gamberi, pesce di fondo e piccoli pelagici. Purtroppo, le problematiche relative alle violazioni di accordi e alla sempre maggiore pesca illegale che si sta diffondendo negli ultimi anni aprono una problematica sulla quale molto si discute oggi, quella della pesca sostenibile. Negli ultimi anni le organizzazioni internazionali stanno cercando di studiare metodologie per tenere sotto controllo tale situazione, perché, laddove non si dovesse riuscire a farlo, in futuro ci saranno grosse problemi per la scarsità delle risorse ittiche, anche in zone costiere come questa, per cui al momento non si rileva alcun tipo di sovrasfruttamento.

Per quanto riguarda le acque più profonde, in cui è possibile praticare la pesca industriale, si possono suddividere in tre diverse zone: la prima è la più abbondante di pesce demersale. I più importanti gruppi di pesci appartengono agli sparidi (dentici, saraghi...) e a serranidi, ma sono anche presenti i gamberi specialmente nelle aree fino a 50 metri di profondità. Nella seconda zona si trovano importanti risorse di merluzzo, polipi e seppie; questi ultimi specialmente fino a 50 metri di profondità, come i gamberi; mentre i piccoli pelagici sono presenti in entrambe le zone. L’ultima è la zona che presenta principalmente tonni ed i piccoli pelagici.

5.1.3. Le flotte

Per analizzare le flotte è necessario distinguere tra le due principali tipologie: industriale e artigianale.

Per quanto riguarda quella industriale, un gran numero di barche industriali è presente in Guinea Bissau per l’elevata pescosità delle sue acque e in virtù degli accordi internazionali: ad esempio, sono presenti la flotta cinese (Conapemac) e la flotta europea con altre barche operanti con accordi bilaterali, come quella italiana.

Gli strascichi per gamberi e gli altri strascichi di specie demersali (pesce e cefalopodi) rappresentano il più importante gruppo di battelli presenti in Guinea Bissau. Questo gruppo è seguito dalla flottiglia tonniera, in genere formata da barche dell’Unione Europea. La flotta straniera nel 2005 presentava 28 differenti bandiere. Queste includono bandiere di comodo, quali Panama, Belize, Gabon, Honduras, Guinea e Gambia; il 25% battono bandiera coreana.

A differenza della prima, la flotta artigianale può essere divisa in straniera e nazionale. Le canoe nazionali sono spesso non motorizzate e le attività sono dirette principalmente ad una pesca di sussistenza. Si pensa che solo una piccola parte della flotta artigianale sia di origine nazionale; il rimanente appartiene ad altri paesi confinanti, come Sierra Leone e Guinea Conakry.

Questo fenomeno ha rilevanza specialmente nell’arcipelago delle Bolama-Bijagos e nelle zone costiere vicino a Cacine. Il Dipa (Dipartimento Interno della Pesca artigianale) nello studio del 1997 ha calcolato che la pesca artigianale in Guinea Bissau è effettuata da circa 10000 pescatori, di diverse nazionalità perché molti appartengono anche ai paesi confinanti, che utilizzano circa un migliaio di canoe e c’è stato un aumento delle catture del 27% rispetto all’ ultimo censimento del 1991.

Ma questi dati devono essere considerati tenendo a mente che sono discordanti con altri studi effettuati, il motivo torna ad essere la mancanza di dati statistici disponibili e la loro poca precisione.

Oggi, secondo il Dipartimento interno della pesca artigianale, sono presenti in Guinea Bissau, 5.000 canoe, operative nel settore artigianale durante tutto l’anno. Durante la stagione più pescosa si avrà un incremento, mentre in quella meno pescosa saranno in minor numero. La pesca artigianale mira a pesci demersali di valore, come barracuda, squali e cefali.

Gli attrezzi utilizzati comprendono reti derivanti di superficie e di fondo, palangari, e piccoli strascichi. Gruppi di canoe non motorizzate lavorano in collegamento con più grandi piroghe fornite di motore e contenitori con ghiaccio; ma non si conosce il numero dei gruppi così organizzati.

5.1.4 . Accordi con i paesi stranieri

I principali accordi della Guinea Bissau in passato sono stati conclusi principalmente con i paesi confinanti e con l’Unione Europea.

Il Centro de Investigasao Pesqueira Aplicada (Cipa) è l’autorità competente per lo stato igienico sanitario della pesca e sta collaborando attivamente per armonizzare le proprie capacità con quelle dell’Unione Europea; ciò per consentire al settore pesca di questo paese di esportare i propri prodotti nell’area comunitaria.

Lo scorso maggio l’Unione Europea e la Guinea Bissau hanno concluso un nuovo accordo di partenariato di pesca che entrerà in vigore non appena sarà stato ratificato dagli organi decisionali delle due parti. L’accordo ha una durata di quattro anni e può essere rinnovato. A fronte di una contropartita di sette milioni di Euro l’anno la Guinea Bissau apre la propria zona di elusività economica (ZEE) ai pescatori dell’Unione Europea. È un accordo misto che autorizza lo sfruttamento degli stock di tonnidi, gamberi e cefalopodi per delle quantità ben precisate. Di fondamentale importanza in questo accordo è il sostegno al settore locale: 2,45 milioni di Euro l’anno investititi in progetti di sviluppo di una pesca sostenibile e responsabile. Un argomento che, come già detto in precedenza risulta molto importante in questi anni e perciò degno di attenzione.

L’accordo prevede inoltre il versamento di un importo annuo di 500 mila Euro alla Guinea Bissau per rafforzare i controlli sanitari e la sorveglianza delle attività di pesca. È poi previsto un importo aggiuntivo per un massimo di 1 milione di Euro, condizionato all’ottimizzazione dell’uso dei diritti di pesca.

La Guinea Bissau ha anche accordi con Senegal, Conapemac (Corporazione Nazionale della Pesca Marittima Cinese) e con la Fisheries Sub-regional Commission. Vi sono progetti di Organizzazioni non governative, Adim (co-finanziamento EU) e Aida (cooperazione spagnola). Inoltre, ci sono un progetto sulle biodiversità marine finanziato dalla Banca Mondiale, il progetto di pesca semi-industriale della cooperazione cinese ed il progetto della Adb (African Development Bank) per la costruzione del nuovo porto di pesca ad Alto Bandin. Altri numerosi progetti sono in fase di implementazione nel settore, come con l’Unione Europea, e la cooperazione giapponese.

5.1.5 Conclusioni

Per concludere, le possibilità di sviluppo del settore della pesca in Guinea Bissau sono interessanti sia per la produzione sia per la trasformazione dei prodotti ittici, nel primo caso infatti molte attività possono essere tenute in considerazione per migliorare le metodologie attuate per pescare, nel secondo caso praticamente non vi è operatività, per cui è un settore tutto in espansione.

Per quanto riguarda l’industria di trasformazione, infatti, in Guinea Bissau, sono presenti quattro installazioni industriali private per la lavorazione del pesce. Ma sono tutte microimprese che si dedicano principalmente alla lavorazione legata a salatura, affumicatura e essiccazione, per poi rivendere il prodotto lavorato quasi sempre a consumatori finali o a piccoli dettaglianti. Inoltre sono presenti i centri di pesca artigianale dipendenti dal Dipartimento Interno della Pesca artigianale, da qualche anno in fase di ristrutturazione; vi è poi una produzione di ghiaccio.

La catena, come si potuto capire, è molto limitata: la maggior parte del pesce che è pescato dalla barche nazionali viene tenuto sotto giaccio e venduto fresco dalle donne nei mercati. Mentre gran parte della pesca è effettuata da navi straniere, le quali, hanno al loro interno le attrezzature necessarie per conservare il pesce fino a quando non sarà trasportato nei vari singoli paesi. Un paese come la Guinea Bissau, potrebbe puntare maggiormente sulla pesca nazionale e su imprese di trasformazione per avere una maggiore importanza nel quadro internazionale della filiera ittica. Per farlo le politiche di governo devono sostenere maggiormente questo settore, ma al suo interno, con politiche dirette al suo sviluppo, senza pensare ai guadagni immediati che derivano allo stato dagli accordi con altri stati africani o con l’Unione Europea, che paga 7 milioni di Euro per ottenere i diritti di pesca, ma che toglie anche risorse alla flotta interna.

Lo scambio con l’Europa è sicuramente da tenere in considerazione per gli sviluppi di questo settore, in particolar modo per quanto riguarda i miglioramenti che possono essere attuati, ma quello che serve a paesi come la Guinea Bissau è creder maggiormente nelle proprie forze, e poi, grazie all’aiuto esterno, alla cooperazione internazionale, trovare i metodi con i quali creare i presupposti per lo sviluppo dei singoli settori economici.

Per la pesca, per esempio, un buon punto di partenza sarebbe la collaborazione tra i vari attori della catena, a partire dalla creazione di piccole cooperative tra i produttori, per arrivare a piccole imprese di trasformazione che si occupino della lavorazione dei prodotti non solo con metodi tradizionali, ma con attrezzature più moderne che ne permettano anche l’esportazione. Per far questo sicuramente bisognerà ricorrere all’aiuto della cooperazione internazionale, ma verrebbero garantiti maggiore occupazione, maggiori redditi e maggior indipendenza. Delle opportunità di sviluppo del settore si tratterà più dettagliatamente nel capitolo successivo.



Fonte: “Fisheries and acquacolture country profile”, Fao.

Fonte: CIFA, Fao fisheries report, vari numeri.

Fonte: “Pesca e acquacoltura in Europa”, Pubblicazione della Commissione Europea, Direzione generale della pesca e degli affari marittimi. Agosto 2007.

Fonte: : “Fisheries and acquacolture country profile”, Fao.