sabato, giugno 07, 2008

APICOLTURA IN GUINEA BISSAU...e il LAVORO del PADRE GIUSEPPINO JORGE FORINI a BULA

Guinea Bissau: ho sognato a occhi aperti.

Apicoltori del Mondo in una nuova missione in un paese africano. Le potenzialità sono tante.

Sono indispensabili risorse economiche e umane per costruire e garantire un domani a progetti di

piccola dimensione, ma con grande possibile ricaduta.

La natura incontaminata, la cordialità delle persone, i suoni dei tam-tam dei villaggi, il cielo stellato, ma anche la povertà estrema, le strade dissestate, le abitazioni fatiscenti, le carcasse di veicoli abbandonati. Tante persone (volontari e missionari) che cercano di alleviare le sofferenze e la povertà di queste popolazioni, conosciute e apprezzate per la loro cordialità e la loro semplice e amabile “filosofia di vita”. E soprattutto tante api, sono questi i ricordi di una nuova missione di Apicoltori nel Mondo in Guinea Bissau.

La Guinea Bissau

La Repubblica della Guinea Bissau è una ex colonia portoghese: ottenne l’indipendenza il 24 settembre 1973, al termine di una devastante guerra durata undici anni. Nei decenni successivi si sono verificati una sequela di colpi di stato, riusciti e falliti. L’ultimo nel 2003. Ad agosto si sono svolte le elezioni presidenziali e attualmente la situazione appare calma. La percentuale media dell’analfabetismo è del 58,6%, mentre quello specifico delle donne arriva all’82%. La mortalità infantile è di 130 per 1000 nati vivi. Tale già paurosa percentuale si innalza a ben 211 bimbi morti ogni 1000 nati vivi nella fascia da 0 a 5 anni.

Amici della Guinea Bissau

L’obiettivo di questa nuova missione di Apicoltori nel Mondo era di verificare per conto dell’associazione Amici della Guinea Bissau di Salò (BS) se è fondata l’ipotesi di sviluppare l’apicoltura nel villaggio di Fanhe.

Gli Amici della Guinea Bissau hanno adottato il villaggio di Fanhe, collocato a circa 40 km da Bissau. Il villaggio è composto da 34 tabanche (capanne) ed è abitato complessivamente da circa 1300 persone. La sopravvivenza è connessa prevalentemente ad agricoltura, pastorizia e pesca. La popolazione non gode d’alcun servizio sociale e in particolare non c’è alcuna forma organizzata di trasmissione dell’istruzione. La vita nel villaggio è scandita dalla luce del sole. Al mattino i bambini portano le bestie al pascolo, mentre gli adulti (soprattutto le donne) si dedicano alla pesca, al lavoro nei campi e al trasporto dell’acqua, portata in contenitori in bilico sulla testa dai lontani pozzi al villaggio.

Alla sera l’eco dei tam-tam che richiamano gli animali nel recinto fa da cornice e sfondo sonoro al tramonto del sole che scende in lontananza dietro le palme. Si mangia una volta sola il giorno, la dieta è ben povera e fondata prevalentemente sul riso.

Il primo progetto dell’associazione Amici della Guinea Bissau è stato di trovare le risorse economiche per far si che gli abitanti del villaggio potessero costruirsi una struttura di circa 500 mq per organizzare una scuola e un presidio sanitario. Il progetto così come le scelte più importanti hanno visto un amplio coinvolgimento dell’intero paese, con la piena approvazione e il benestare degli anziani del villaggio. Tutta la manodopera così come i materiali sono locali. Ed ecco che nel giro di una anno la struttura è stata terminata. L’obiettivo successivo del progetto e del villaggio è organizzare la scuola e il presidio sanitario. Il contributo richiesto ad Apicoltori nel Mondo è stato di valutare la sensatezza e le potenzialità dell’avvio di una locale “industria del miele”.

L’avventura è stata molto coinvolgente sul piano umano e stimolante sotto il profilo apistico. Le difficoltà, come di prammatica, non sono certo mancate. La lingua dei locali è il criolo (un misto di portoghese con la lingua locale) e quella dei miei amici italiani un dialetto bresciano stretto, altrettanto ostico per un non originario di quelle contrade. Non conoscendo nessuna delle due parlate sovente ho avuto più di un problema di comprensione e mi è capitato in più di un caso di cadere in una certa confusione.

Grazie però ad un poco di mimica, a qualche “esse” messa più o meno a proposito qua e la in aggiunta ai termini italiani e a un po’ di buona volontà la locale musicalità vocale mi è entrata dentro e in qualche maniera è stata possibile una sufficiente comunicazione.

Il primo impatto all’arrivo è stato da subito di un gran batticuore apistico, con l’entusiasmo alle stelle. Passando tra le capanne all’ombra di grandi baobab, mi sono reso conto della presenza su vari alberi di numerosi sciami naturali, qualcuno di notevoli dimensioni, e ho potuto contare su quelli più vicini fino a 13 favi popolati. L’ape presente in Guinea Bissau è l’Apis mellifera adansonii che presenta, tra l’altro, un ciclo di sviluppo più breve delle nostre api. Infatti le regine nascono dopo 15 giorni, le operaie dopo 19 giorni e i maschi dopo 24 dalla deposizione dell’uovo. Anche la costruzione dei favi presenta notevoli differenze con cellette più piccole della ligustica.

A tale positivo primo impatto ha fatto però da contrappunto la verifica che nessuno nel villaggio pratica, o ha mai praticato, l’apicoltura.

Proprio in quei giorni era finalmente giunto al villaggio un container dall’Italia contenete oltre alla copertura della scuola anche tre alveari in disuso in Italia. Con l’aiuto di alcuni ragazzi volonterosi li abbiamo sistemati sotto una pianta di mango per cercare di raccogliere qualche sciame.

I Giuseppini

di Murialdo

Qualche giorno prima di questa nuova “missione” in Africa avevo mandato una mail tipo: “S.O.S. cerco apicoltori in Guinea Bissau”. E vuoi il caso vuoi la provvidenza, ho incontrato e proprio sul mio stesso volo aereo due missionari dell’ordine dei Giuseppini di Murialdo, con una certa esperienza apistica.

I Giuseppini in Guinea gestiscono una parrocchia a Bissau e una comunità a Bula. Si occupano di formazione e organizzano corsi per muratori, meccanici, falegnameria e informatica. Ogni anno alcune centinaia di ragazzi vengono formati e ottengono un diploma regolarmente riconosciuto dallo Stato. Differenza di non poco conto: in generale le scuole gestite dai religiosi infatti si svolgono regolarmente da settembre a giugno, mentre le scuole statali a gennaio dovevano ancora iniziare l’anno scolastico.

Così ho avuto la fortuna di conoscere Padre Jorge, d’origini per metà brasiliane e metà venete. Padre Jorge ha praticato apicoltura in Brasile e da alcuni anni è in Guinea Bissau. Tra le innumerevoli attività che segue, tutti gli anni organizza dei corsi di apicoltura cui partecipano persone che arrivano da tutto lo stato. E questo è stato il secondo passaggio positivo del mio lavoro: ho trovato la persona giusta.

Mi ha spiegato che agli apicoltori propone un percorso molto graduale. Nel corso insegna a costruire alveari con i materiali che si trovano nella savana, da tronchi di albero cavi e da assi di recupero delle barche non più utilizzabili. Il miele ottenuto è quindi venduto nei villaggi e consente l’acquisto a prezzo molto agevolato di alveari razionali. Nell’arco di quattro anni si è costituita una cooperativa di apicoltori del posto gestita direttamente dagli apicoltori ghinensi. Sono 24 soci con un totale di circa 200 alveari e una produzione complessiva annua di circa una tonnellata di miele l’anno, una produzione relativamente importante per il contesto del luogo e che non è al momento ancora sufficiente a soddisfare la domanda locale. Vengono prodotte principalmente quattro distinte tipologie di miele.

Vi sono piante come i banani, le palme e le mangrovie che garantiscono fiori e nettare in tutto l’arco dell’anno. La produzione media con una gestione apistica razionale, seppure relativamente semplice, garantisce una media annua produttiva di circa 40-50 kg ad alveare. L’accorgimento fondamentale è di operare solo e unicamente sulle famiglie d’api in pieno buio e di notte. Padre Jorge è in merito tassativo: di notte e solo di notte! L’unica volta che ha provato a visitare le api al mattino, per tutto il giorno nessuno nel villaggio è potuto uscire.

Il valore commerciale del miele è di circa 1.500 franchi CFA pari a ben 2,30 Euro al Kg (1 euro = 656 CFA). Il miele è anche in questo paese una derrata altamente considerata, come conferma la comparazione con uno stipendio base che si aggira sui 15.000 CFA equivalenti, grosso modo, a 23 Euro. L’apicoltore di maggiori dimensioni associato alla cooperativa con il prodotto di 20 alveari integrato dalla produzione del suo orto mantiene una famiglia composta da lui, la moglie e da ben 6 figli!

Miele, nutrizione e sanità

La soddisfazione e la speranza sul possibile apporto dell’apicoltura si sono confermati alla notizia che altri ordini missionari, come le suore missionarie della Consolata e i missionari del PIME, utilizzano il miele sia nei centri nutrizionali, dove costantemente fanno monitoraggio sullo stato di salute dei bambini, sia negli ospedali dove viene utilizzato per la produzione di sciroppi per le malattie respiratorie. Anche la cera e la propoli sono considerate molto utili per la produzione di creme per ferite, ulcerazioni e ustioni della pelle.

Il progetto

Ad un primo entusiasmo è seguita la considerazione su come e in che maniera proporre soluzioni valide che possano aprire prospettive locali di risultati concreti. L’apicoltura in Guinea, fino all’ultimo conflitto nel 1998, ha visto un certo e importante incremento e sviluppo.

Con la guerra tale processo drammaticamente interrotto e ora tutto sembra come un poco bloccato.

L’Associazione Amici della Guinea Bissau ha intenzione di avanzare proposte per una più accorta utilizzazione di tutte le risorse locali e credo che fra queste possa essere compressa l’incentivazione e lo sviluppo dell’apicoltura. E’ confermato anche dal contesto della Guinea che l’apicoltura è un’attività che necessita di investimenti relativamente modesti, che può fornire sostegno economico e spazio per un impegno lavorativo nei villaggi anche più sperduti del paese, che può fornire derivati utili, e molto, sia sotto il profilo alimentare e sia salutare per la lotta a alcune importanti e diffuse patologie. D’altronde si conferma anche nell’ambiente del villaggio di Fanhe una situazione di buoni e costanti flussi nettariferi non adeguatamente conosciuti e sfruttati.

Anche in questo caso, al mio rientro il pensiero va a come con poche risorse sarebbe possibile aiutare e incentivare uno sviluppo più equo. Rivolgo quindi un appello, che spero sia ben percepito e accolto, a tutti gli apicoltori, alle associazioni apistiche e a tutte le persone sensibili perché si attivino per aiutare e trovare le risorse per adottare il villaggio di Fanhe. Un obiettivo modesto, ma concreto, sarebbe di realizzare un primo corso d’apicoltura dedicando specifiche risorse alla formazione di un esperto apistico ghinense, che rimanga per tutto l’anno nel villaggio e sia un costante riferimento per la formazione dei futuri apicoltori. Potrebbe essere forse utile affidarsi alla supervisione di Padre Jorge, che si è reso disponibile.

Se reperissimo la modesta cifra di circa 100 euro/mese il sogno sarebbe realizzabile. Non è certo una gran cifra. Proviamo a sognare e, dopo aver riaperto gli occhi, ad attivarci insieme perché il sogno si realizzi?

Chi fosse interessato può contattare il sig. Guido Maruelli (presidente dell’Associazione Amici della Guinea Bissau tel 348-3976031 indirizzo via Giordano Bruno, 6 25010 San Felice del Benaco BS) specificare il progetto cui vuole, nella maniera e nella misura che crede, contribuire e a cui vuole partecipare.

Luca Allais

Fonte: www.noticiasapicolas.com.ar