lunedì, febbraio 22, 2010

LE FORZE ARMATE ATTENTE ALLE MINACCE ALLA STABILITA POLITICA DEL PAESE

Articolo in lingua Portoghese

Guiné-Bissau: Forças Armadas atentas às ameaças da estabilidade política do país
2010-02-22 10:03:05


Bissau – Um comunicado do Conselho Superior Militar, advertiu para o faço de as Forças Armadas guineenses estarem atentas a factores que ponham em risco a estabilidade do país.

O comunicado foi tornado público dia 20 de Fevereiro, em Bissau, sob a presidência do Ministro da Defesa Aristides Ocante da Silva e das chefias militares e revelou que, as Forças Armadas da Guiné-Bissau advertem que se mantêm altamente atentas a qualquer factor que possa pôr em causa a estabilidade política e institucional do país. Adiantou ainda os esforços internos e externos desenvolvidos em prol do desenvolvimento da Guiné-Bissau.

No mesmo comunicado do Conselho Superior Militar, as Forças Armadas manifestaram ainda a sua determinação em consolidar o processo de unidade nacional e reconciliação no seio da classe castrense, assim como na promoção da agenda de transformação de sector de Defesa e Segurança num sector moderno e democrático.

Nesta perspectiva, o Conselho Superior Militar lançou um apelo patriótico a todos os cidadãos nacionais no sentido de desempenharem um papel pedagógico e dissuasivo para fazer face às tenções que provêm de interesses individuais ou de grupo de pessoas. Trata-se de um assunto que, segundo o comunicado, já foi transmitido ao Governo através de todas as instituições da República, assim como das forças vivas da Nação.

Nos últimos tempos tem sido largamente comentado no país o alegado desentendimento no seio das chefias militares o que, de acordo com o Conselho Superior Militar, visa criar um clima de mal-estar no seio das Forças Armadas e das suas chefias.

As mesmas informações, consideradas infundadas pelos chefes militares da Guiné-Bissau, são alimentadas, por outro lado, pelo suposto apoio do Governo ao contingente das Forças Armadas estacionadas na fronteira norte da Guiné-Bissau com a vizinha República do Senegal, e que, alegadamente, não teria chegado ao seu destino.

Sobre este assunto, o comunicado lembra que o Presidente da República já tinha clarificado a questão do alegado desentendimento no topo da hierarquia militar no passado dia 20 de Janeiro, na povoação de Guiledje no Sul do país.

Neste sentido, refere o comunicado, que as Forças Armadas estão animadas do espírito de assegurar a transparência na gestão destas especulações de forma a favorecer um ambiente de tranquilidade e segurança interna para o bem-estar da Guiné-Bissau assim como o desenvolvimento sócio-económico do país.

Estas são, entre outras, situações que o conselho militar disse serem susceptíveis de pôr em perigo os princípios da Defesa do estado unitário, a preservação das conquistas democráticas, a estabilidade política, governativa e parlamentar, bem como o bom relacionamento interinstitucional do país.

«Sabendo que, se tal perigo viesse a ser real, a unidade nacional e a integridade territorial do país seria ameaçada», reconhece o comunicado do Conselho Superior Militar. Foi neste sentido que adianto que as Forças Armadas estão atentas a quaisquer manobras que ponham em causa a estabilidade da Guiné-Bissau.

Sumba Nansil

Fonte> BISSAU DIGITAL

giovedì, febbraio 18, 2010

CULTURA E TRADIZIONE

Recuperare e conservare le testimonianze della tradizione orale. E' l'obiettivo del "Progetto di multiculturalità e multilinguismo" varato da Senegal, Guinea Bissau e Capo Verde, presentato nei giorni scorsi dal coordinatore, il senegalese Pape Massene Sene, secondo il quale la preservazione del patrimonio culturale che si rifà alla tradizione orale è "una necessità urgente alla luce della globalizzazione in corso".
Il progetto prevede la collaborazione degli studenti di tutte le scuole dei tre Paesi, che, attrezzati con macchine fotografiche, registratori e videocamere, raccoglieranno canti e racconti della tradizione tramandati solo oralmente grazie soprattutto all'opera dei cantastorie che in Senegal si esprimono in nove lingue diverse (mandingue, wolof, serere, pulaar, soninke', bassari, mbedick, diola e ballante).

venerdì, febbraio 05, 2010

I SINDACI DELLA COMUNITA' MONTANA DEI CASTELLI ROMANI IN GUINEA BISSAU


(Castelli Romani - Attualità) - I Sindaci di Colonna Augusto Cappellini, di Genazzano Fabio Ascenzi e di Monte Porzio Catone Luciano Gori, saranno i tre nuovi rappresentanti istituzionali dell'area, che si uniranno alla delegazione istituzionale della Comunità montana Castelli Romani e Prenestini, in partenza il 7 febbraio per la Guinea Bissau. Qui l'Ente è infatti impegnato in un'azione umanitaria con il progetto "Alin-Lì" (che sta per "eccomi") che coinvolge i Comuni dell'area in un gemellaggio solidale con tredici villaggi della regione del Casamance, carente di qualsiasi struttura sanitaria. La Comunità montana, con l'opera in loco dei "Missionari Oblati di Maria Immacolata" (Omi) e degli operatori dell'associazione non governativa Comi, sta realizzando una rete di presidi socio-sanitari di primo soccorso, indispensabili a dare cure mediche basilari alla popolazione locale, che ancora muore per un parto, un semplice raffreddore o per una piccola ferita da taglio.

«È il terzo viaggio istituzionale – ha commentato il Presidente della Comunità montana Giuseppe De Righi – che facciamo nel cuore dell'Africa da quando abbiamo avviato questo programma di cooperazione con la Guinea Bissau, nato all'interno del Piano di solidarietà internazionale, da noi varato nel 2006». «Un piano – ha precisato poi il Direttore generale Rodolfo Salvatori – che ci responsabilizza come paesi ricchi a sostenere lo sviluppo di paesi più arretrati e in difficoltà, mettendo a disposizione risorse e competenze, ma soprattutto educando i popoli interessati dagli interventi, ad una propria responsabilizzazione nel processo di sviluppo del loro paese». La prima fase di "Alin-Lì", infatti, è stata dedicata alla formazione degli operatori locali para-medici, resi responsabili della gestione dei centri sanitari, a cui faranno seguito nel tempo altri corsi più specialistici e avanzati. Dopodiché è iniziata la costruzione degli ambulatori, con l'ultimazione nel 2008 dei primi tre, nei villaggi di Dutato, Kapatris e Sandjal, inaugurati a febbraio dello scorso anno dai rappresentanti istituzionali dei Comuni di Frascati, Gallicano nel Lazio e San Cesareo, l'allora Consigliere di Frascati Damiano Morelli (oggi assessore al Bilancio), il Sindaco di Gallicano Danilo Sordi e il Consigliere di San Cesareo Arianna Bella, accompagnati nel difficile viaggio dal Presidente e dal Direttore della Comunità montana, e siglando per primi il gemellaggio solidale con i tre villaggi.

Oggi è la volta di Colonna, Genazzano e Monte Porzio, pronti a partire per inaugurare altri tre ambulatori nei villaggi di Dungal, Ponta Fernando e a Kantcungushigno e a stringere con questi stessi villaggi il patto di gemellaggio solidale, che crea un legame nel tempo di aiuto con il villaggio assegnato. La delegazione sarà pronta a partire il 7 febbraio prossimo, per fare ritorno il 14 febbraio, dopo una settimana di visita nei luoghi dell'intervento. Anche questa terza delegazione ripercorrerà grosso modo le tappe degli scorsi anni, dall'incontro con le popolazioni locali e le autorità del paese, a quello con i Padri missionari Omi, di cui sarà ospite presso la missione di Farìm, che è il centro di coordinamento della rete di ambulatori e della attività formative.

Con un incontro il 25 gennaio scorso presso l'aula consiliare, la Comunità montana ha preparato i Sindaci alle difficoltà del viaggio, che oltre alle sette ore di aereo, prevede oltre quattro ore di trasferimento in jeep su strade sterrate e l'attraversamento in canoa di un fiume, con un clima terribilmente afoso e una disponibilità di alloggio e di cibo davvero spartana. Non ultimo, l'impatto con la grande povertà, che ha lasciato segni indelebili in tutti i delegati degli anni scorsi, ma in senso positivo, come esperienza preziosa e profondamente umana. «Queste difficoltà non ci spaventano affatto – hanno commentato i tre Sindaci in partenza – ma anzi ci stimolano ad andare e ad attivarci fin da ora perché questa esperienza abbia un seguito nel tempo, anche dopo il ritorno». Il Sindaco di Colonna ad esempio, ha fatto sapere di avere già lanciato un appello nelle scuole per una raccolta di medicinali da banco da portare in loco, e di avere organizzato una cena di beneficenza per un raccolta fondi, poco prima della partenza.

FONTE: CASTELLINEWS.IT

giovedì, febbraio 04, 2010

Collisione tra pescherecci

Un cittadino senegalese mancante, un portoghese soccorso in mare e uno spagnolo ferito gravemente è il risultato di una collisione Lunedì, tra due navi al largo dell'isola di Bubaque.
Secondo il direttore del porto di Bissau, Antonio Cabral Avelino, la collisione si è verificata alle 19.00 tra una imbarcazione proveniente da Bubaque nell'arcipelago Bijagós, e diretto a Bissau, e una vedetta FISCAP (l'agenzia che sovrintende la pesca nel paese).
Il cittadino portoghese, che è stato salvato con altri tre, sono stati trasportati a Bissau dalla vedetta coinvolta nella collisione.
CITTADINI DELLA CASAMANCE SI RIFUGIANO IN GUINEA BISSAU

DAKAR: - Diverese centinaia di abitanti della Casamance, regione a sud del Senegal, tormentata da continue ribellioni indipendentiste, sono stati obbligati a lasciare le proprie case e villaggi ed a dirigersi in Guinea Bissau, hanno comunicato martedi', fonti amministrative vicine ai dislocati.
Seicentodiciannove famiglie sono state recensite e inquadrate cone quelle che sono state obbligate a lasciare i propri villaggi a causa delle persecuzioni dei ribelli del MFDC (Movimento Forze Democratiche della Casamance) , ha dichiarato il prefetto di Bigene (nord est Guinea Bissau) Djin Alen.
Secondo le ricostruzioni degli sfollati, i ribelli entravano nei villaggi di notte, armati, ed assaltavano le case rubando quanto dentro e, a volte anche dandogli fuoco, per obbligare gli abitanti a partire.
La Croce Rossa Guineense e la Commissione Nazionale per i rifugiati della Casamance, insieme alle autorita locali, si sono incontrati martedi' per valutare la situazione e determinare come aiutare queste persone.

FONTE: WWW.PORTALANGOP.CO.AO
UN PROGETTO CONTRO LA STRAGE DI GEMELLI IN GUINEA BISSAU

A Suzana a causa di povertà estrema e credenze ancestrali quando nascono due gemelli uno viene nutrito più dell'altro perché sopravviva. Ora un missionario del Pime lancia un progetto per salvarli entrambi

Nell’area rurale di Suzana in Guinea-Bissau (provincia di S.Domingos-Varela, al confine con il Sud del Senegal), quando nei villaggi si verificano parti gemellari, uno dei due nascituri viene regolarmente nutrito più scarsamente a vantaggio dell’altro. Questo avviene per assicurarsi che almeno uno dei due sopravviva e per scongiurare il rischio che nessuno dei due possa farcela. Lo si fa a motivo di credenze ancestrali e di circostanze sfavorevoli in cui, purtroppo, la madre non ha effettivamente i mezzi sufficienti per nutrirsi in maniera adeguata.

È proprio per contrastare questo stato di cose e sostenere le famiglie - che, comunque, dimostrano un grande desiderio nel volere la sopravvivenza di entrambi i gemelli - che è nato un progetto alla Missione di Suzana. L'idea è quella di un Centro di recupero nutrizionale per i gemelli (e anche per gli orfani). A promuovere l'iniziativa è padre Franco Beati, missionario del Pime. Un gesto semplice, che promuove in maniera molto concreta la difesa della vita. La suora e le levatrici del centro distribuiscono alimenti come latte in polvere, riso, zucchero, olio.

«Noi lavoriamo - si legge nella scheda di presentazione del progetto - per contrastare questo modo di agire nei confronti dei gemelli. E sappiamo che da parte delle famiglie vi è un desiderio grandissimo, seppure non manifestato, di volere la sopravvivenza di entrambi i gemelli».

Per maggiori informazioni sul progetto visitate il sito www.pimemilano.com

FONTE: WWW.MISSIONLINE.ORG
UNIONE AFRICANA: NUOVA BANDIERA, NUOVO PRESIDENTE, VECCHI PROBLEMI


GreenReport - Dopo l'anno della presidenza libica, che ha brillato per demagogia ma che è passata da una sconfitta all'altra, a cominciare dall'insuccesso delle richieste africane alla Conferenza Unfccc di Copenhagen, Mutharika si trova a dover affrontare le vecchie priorità rimaste sul tappeto: sicurezza alimentare, sviluppo delle infrastrutture, energia e, naturalmente, conflitti ed ambiente.Mutharika ha chiuso ieri nella capitale etiope il summit dell'Ua dedicato a "Tecnologie dell'informazione e della telecomunicazione: sfide e prospettive per lo sviluppo" e il presidente Malawiano ha detto: «Dobbiamo mettere in campo per primo un programma robusto sulla sicurezza alimentare al fine di migliorare la fame nei 5 prossimi anni. Spero che nessun bambino in Africa morirà di fame e malnutrizione. Dobbiamo anche sviluppare le nostre infrastrutture di trasporto e comunicazione per collegare tutte le regioni africane, in quanto base dell'integrazione continentale. Ciò che è più importante è che dobbiamo prendere delle misure urgenti per sviluppare la nostra capacità di produzione di energia, per rendere l'elettricità più accessibile e disponibile per le industrie e il popolo».

Domenica scorsa il summit dell'Ua si era aperto con la presentazione da parte di Gheddafi della nuova bandiera dell'Unione Africana: l'Africa disegnata su uno sfondo verde, circondata da 53 stelle, su un sole stilizzato. Il verde simbolizza la speranza, le stelle gli Stati dell'Ua. Ma di speranza e di stelle ne sono brillate poche ad Addis Abeba: Mutharika ha ricordato che «La povertà, la fame e la malnutrizione di numerose popolazioni costituiscono delle sfide con le quali ci stiamo confrontando e la realizzazione della sicurezza alimentare a livello africano dovrà essere in grado di affrontare questo problema. L'Africa è dotata di vaste terre fertili, climi favorevoli, vasti bacini e fiumi perenni che potrebbero essere utilizzati a vantaggio dell'irrigazione agricola e condurre alla Rivoluzione Verde ed attenuare gli effetti nefasti del cambiamento climatico. Noi potremmo così coltivare alimenti per nutrire tutti in Africa».

Il presidente del Malawi ha chiesto di impegnarsi in un programma su scala continentale per la sicurezza alimentare «Che dovrà includere un'immensa irrigazione per assicurare la produzione sufficiente di alimenti a dei prezzi accessibili, soprattutto per i poveri rurali». Per questo il nuovo presidente di turno dell'Ua chiede «L'iniezione di adeguate risorse finanziarie nella scienza e nella tecnologia, nella formazione umana e nell'essenziale produzione di fertilizzanti, di sementi migliorate, di erbicidi e pesticidi. Però la situazione attuale è che noi produciamo ed esportiamo il cibo verso il resto del mondo, mentre l'Africa muore di fame».

Per questo Mutharika chiede più investimenti per la realizzazione di riserve di alimenti, strade, ferrovie, vie aeree, trasporti e reti di comunicazione inter-statali «che permettano un trasferimento più efficace e meno costoso dei surplus degli alimenti verso le regioni in déficit. Sono convinto che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict) possano giocare un ruolo maggiore nello sviluppo dell'agricoltura e della sicurezza alimentare nel continente africano. Le Ict potrebbero permettere agli agricoltori di avere accesso ad informazioni importanti sui prodotti, le tecnologie avanzate, i risultati della ricerca così come sul mercato agricolo». Impegni che si scontrano con la realtà di un continente dove guerre, guerriglie e conflitti tribali e religiosi mettono a rischio le stesse condizioni di sopravvivenza.

Il presidente della Commissione dell'Ua, Jean Ping, ha ricordato la preoccupante situazione africana: la fragilissima "pace" nella Somalia divisa tra milizie integraliste e Stati autodichiaratisi indipendenti come il Somaliland ed il Puntland: «La cosa peggiore per la Somalia è il ritorno ad una situazione di assenza dello Stato e di scontri fratricidi incessanti. Una Somalia la cui posizione geostrategica privilegiata accentua le vulnerabilità e che potrebbe essere stabilmente trasformata in un punto di appoggio del terrorismo internazionale, della pirateria marittima e di altre minacce globali, sarebbe anche un bubbone infetto nel Corno d'Africa e una zona senza legge, generatrice di instabilità ed insicurezza su vasta scala».

Ping si è detto preoccupato anche per le difficoltà che ci sono per l'attuazione dell'Accordo di Maputo e dell'atto aggiuntivo di Addis Abeba, i due accordi che puntano a mettere fine alla crisi politica e sociale in Madagascar dopo il colpo di Stato ed ha chiesto alle due fazioni malgasce di trovare finalmente un accordo entro due settimane.

Per quanto riguarda la ingarbugliata situazione della Guinea, Ping si è complimentato per le conclusioni alle quali è arrivata la mediazione del presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, e per la dichiarazione congiunta di Ouagadougou del capo della giunta golpista Moussa Dadis Camara e il generale Sékouba Konaté, però la situazione in Guinea resta «fragile e volatile» e l'Ua spera nel ritorno all'ordine costituzionale nel Paese nel tempo più breve possibile.

Ping ha evidenziato altre situazioni instabili ma incoraggianti: il Burundi post-genocidio, la nuova "calma" nella Repubblica Centrafricana, il ritorno di una parvenza di legalità nella Guinea Bissau, i nuovi rapporti di collaborazione tra la Repubblica democratica del Congo ed i suoi vicini...

Il 2010 è stato dichiarato dall'Ua "Anno della pace e della sicurezza in Africa" durante la sessione speciale sull'esame e la regolazione dei conflitti in Africa che si è tenuta a Tripoli, in Libia, nell'agosto 2009 e ad Addis Abeba Ping lo ha aperto promettendo che la Commissione Ua «Non risparmierà nessuno sforzo perché quest'anno segni una pi etra miliare per permettere la realizzazione di un clima socio-politico propizio ad un radicamento durevole della pace e della sicurezza in Africa».

ARTICOLO TRATTO DA: WWW.GREENREPORT.IT

mercoledì, febbraio 03, 2010

ARRESTATO IN GUINEA BISSAU CON L'ACCUSA DI TERRORISMO....

Prepariamoci ad affrontare giorni difficili, scrive Zuhair al Jezairy.

La settimana scorsa è stata a dir poco scioccante. Mio figlio Nassir è stato arrestato in Guinea Bissau, dove stava realizzando un documentario sull’Africa. Come succede spesso durante i suoi viaggi, la polizia lo ha accusato di essere un terrorista semplicemente per le sue origini arabe, nonostante abbia il passaporto tedesco.

Lo stesso giorno, un attentatore suicida si è fatto saltare in aria in mezzo a dei fedeli sciiti. Mio fratello Sabih, in viaggio verso Karbala, si trovava a passare proprio in quel momento sul luogo dell’esplosione. Per tre ore il suo cellulare è stato irraggiungibile. Sua moglie mi ha chiamato, nel panico, e mi ha detto: “Credo che Sabih sia morto”. Che giornata orrenda: mio figlio in prigione sospettato di essere un terrorista islamico, mio fratello probabilmente morto in un attacco terroristico.

Dopo qualche ora di totale panico, Sabih ci ha chiamato dicendo che stava bene, e che l’esplosione aveva danneggiato i collegamenti telefonici. Per quanto riguarda mio figlio, ha telefonato a sua madre dopo due giorni di prigione, spiegando che stava bene e che non avevamo nulla per cui preoccuparci: “Tranquilla mamma. Come sempre, è stata colpa dei miei lineamenti arabi”...(CONTINUA)

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